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Sono il tartufo bianco

La ricerca del tartufo bianco d’Alba nei boschi del Roero.    

Sono il tartufo bianco

Lor Signori, mi presento, anche se il mio profumo vi ha già svelato la mia presenza. Sono il tartufo bianco d’Alba, Tuber Magnatum, tartufo dei Potenti. Cresco in poche zone del mondo per una categoria di privilegiati, non provate a coltivarmi, non ci riuscireste.

Sono raro ed effimero, amo i boschi del Roero e le tavole raffinate. Sono il più nobile attore dell’enogastronomia e della vita piemontese, ho sfilato su vassoi d’oro e d’argento in tutto il mondo… si sente parlar di me da secoli.  S’interessano a me i vostri giovani, sempre intenti a far gossip e fotografie (oggi voi li chiamate influencer) e sono stato caro a tutti i vostri antenati, conti, contesse, baroni, re… anche loro mi han reso protagonista dei loro gossip d’altri tempi, quando serviva per accordarsi sulle guerre e sugli affari. Sono un ottimo medium diplomatico, da molto tempo… non lo sapevate? Vi racconto un aneddoto.

Conoscete il Conte Luigi Girolamo di Malabaila di Canale? Nacque a Torino il 10 novembre 1704 da una famiglia nobile che aveva sempre vissuto in Langhe e Roero. Il giovane conte piemontese sposò nientemeno che la dama d’onore e amica di Maria Teresa d’Asburgo e giunse così alla corte viennese in un periodo in cui i rapporti tra la famiglia sabauda e quella austriaca si erano da poco riallacciati. Vienna era un grande crocevia culturale, politico e commerciali e il Conte, che aveva missioni “diplomatica” per conto di casa Savoia, si servì di me per svplgerla. M’introdusse a corte ed esaltò le mie infinite qualità e la mia unicità. In poco tempo tutte le corti europee chiesero di me, in tutte le lingue si parlava del mio profumo e si faceva silenzio al mio sontuoso ingresso in tavola. mandò a chiamare i trifolau, accompagnati dai loro cani, per organizzare delle “cerche” nei parchi che circondavano aristocratici palazzi di tutta Europa. Ancora oggi arrivano in Langhe e Roero visitatori provenienti da tutto il mondo, durante la Fiera Internazionale del Tartufo Bianco di Alba, e prenotano le loro “cerche” – simulazioni – per provare l’emozione di sorprendermi nel bosco. Come sapete per avermi bisogna sapermi cercare, però ricordatevi sempre che il più abile nella ricerca non è l’uomo ma il cane, quello del trifolau.

Mi trovate ancora qui in Langa e Roero perché sono custodito da questa terra e dalle leggi degli uomini. A Guarene nel 1728 si stabiliva già che «chi sarà ritrovato con cani a cacciar tartufi nei beni altrui, per caduna tampa che farà senza tornarla ad otturare con ogni diligenza, se ne’ campi ed alteni seminati, incorrerà nella pena di soldi cinque di bando (…)». A Vezza d’Alba, nel 1737, si notificò che «chi sarà trovato a far cavi ne’ prati ed altri siti altrui per cavar trifole, o sian tartuffi, caderà in bando per cadun cavo di soldi 10».

Lor Signori, ora che ci siamo presentati è venuto il momento di salutarvi. Torno tra i boschi appartati delle terre aspre delle Rocche dove difficilmente mi troverete a meno che un esperto cercatore di tartufi non vi accompagni da me.

 


Si ringrazia il testimone Baldassarre Molino, storico del Roero, per le informazioni fornite consultano numerose specifiche fonti e si ringraziano Mario Deltetto e Olga Scarsi.

 

Il tartufo bianco d’Alba ed il suo profondo e longevo legame con la storia del Roero: quella dei contadini e quella delle signorie locali, che lo utilizzavano come strumento di diplomazie nelle corti europee.
PAROLE CHIAVE
LUOGO DELLA STORIA

DATA E LUOGO DEL RILEVAMENTO

R099, 19 aprile 2022

Roero Coast to Coast

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