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Il ritratto della perpetua Giuseppina Prioglio, La Pina del Pärcu, conservato nella Gipsoteca di Santa Vittoria d’Alba.

Il ritratto di Pina

Il 10 ottobre 2010 Pina è seduta nella Gipsoteca di Santa Vittoria d’Alba. Non può credere a ciò che sta accadendo. Ha 91 anni, un’età in cui si potrebbe anche essere preparati alle sorprese, buone e cattive, perché ormai se ne sono già digerite mille e più di mille attraversando il Novecento. E invece la sorpresa le rompe la voce. Si mettono in disordine i ricordi di vita che la gente intorno tenta di pescare dalla sua memoria con domande di ogni tipo sul suo lavoro, perpetua dal 1919 al 2015, sul paese, Santa Vittoria, durante la seconda guerra mondiale e anche prima, sulla sua vita trascorsa in canonica a prendersi cura di tutti e sulla sua vita in corso, da sola, autonoma, alla sua età!

Si sente al centro dell’attenzione, si guarda e non può fare a meno di vedersi brutta. In lei vince il sentimento della modestia che, in quella particolare circostanza, si sposa con un pensiero: quel ritratto è per chi si ricorderà di lei quando non ci sarà più. Figlie di quel matrimonio sono le storie della sua vita, ricordi che riempiono la sala della Gipsoteca come farfalle.

 

Nel 1937 Pina ha 18 anni e non sa ancora nulla di ciò che sarà la sua vita. Tra i primi compiti che il parroco le assegna c’è la necessità di andare al castello per prendere l’acqua. Pina riceve un pesante chiavone, cammina lungo il viale alberato fino al castello, scende le scale e trova una finestra alta come lei. Apre e mette il naso dentro: umidità, rumori, buio… Pina chiude bene e torna subito in canonica senza l’acqua. Fu l’unica volta. Lì oggi nel Castello di Santa Vittoria d’Alba si servono magnifici pranzi, un tempo c’era una cisterna di raccolta dell’acqua piovana.

 

Nel 1939. L’immagine di un’anziana donna seduta nella sua casa con i piedi poggiati sulla terra nuda. È la mamma di Don Celestino, che Pina va a trovare. In canonica ogni stanza aveva il suo pavimento.

 

Dopo il 1943. Durante la guerra di liberazione italiana. Caduto il fascismo i tedeschi occupano il paese. Una notte il tenente si ubriaca e non sapendo cosa fare spara colpi in aria davanti alla canonica. Il cancello viene chiuso e non ci sono conseguenze, a parte una. Il giorno dopo  il parroco parla con il Generale tedesco e in breve il tenente è allontanato, rispedito forse in Germania. Pina si ricorda lo spavento di quella notte, si ricorda che un tedesco le aveva chiesto perché portava sempre il grembiule nero e che non aveva capito la risposta: mi piace così. Ecco un altro particolare. Un piatto di cipolle mangiate così, crude, senz’olio dal Generale e dai suoi uomini.

 

Per molti anni, tutti i giorni. Pina fa la scalinata del paese di corsa e al ritorno porta in spalla il sacco d’erba per i conigli. La canonica un tempo era una casa con gli animali, come tutte le case, prima è stato il tempo dei conigli e poi dei polli. Il giorno in cui arrivano i polli hanno la forma di pulcini e Pina corre sulle scale per insegnare a quei piccolini a mangiare… per venire grossi. Corre per le uova, per il gatto, per il gallo, per tirare il collo… che grande lavoro è la mia vita, dice Pina a chi fa altre domande. Sempre lavoro. Pomeriggi liberi in canonica… mai! Ogni 15 giorni noi persone di servizio dei parroci, tutte la sposare, andavamo ad Alba per trovarci, per imparare il mestiere. Del resto lavoravamo sempre.

 

Per le cene importanti e delle feste, il Corpus Domini, Natale e Pasqua in cucina Pina prepara l’insalata russa e la mette su un piatto di ceramica ovale. Sull’altro piatto identico mette qualche fetta di pane con sopra una conchiglia di burro, salame cotto e crudo. A tavola gli uomini sono seduti, i preti e i loro ospiti… finché ad un certo punto le ragazze della cantoria han detto… e noi? Così in cucina si prepara anche per loro e la sorella di Pina da una mano a portare tutto in sala. Una volta gli gnocchi cuocendo in pentola si fecero piccolissimi. Uhhh, che manera!, dissero a tavola… Però i piatti in cucina tornarono tutti perfettamente puliti!

 

Le storie che Pina racconta volano via in mezzo alla gente del paese, tutti intorno per partecipare a quel momento memorabile. Le sudano le mani. Pina non avrebbe mai e poi mai immaginato di vedere il suo volto scolpito. Non sembra vero, eppure fa da modella all’artista, Gioachino Chiesa, intento a dare rilievo ad ogni piega del suo miglior foulard. Il ritratto scultoreo porta il suo soprannome di paese, La Pina del Pärcu, ed anche il suo nome Giuseppina Prioglio. I ritratti sono benefici per donne famose e Pina famosa non si sente e non sa di essere. Si chiede ma sono io?

 


Il ritratto è conservato nella Gipsoteca di Santa Vittoria d’Alba in via Castello n°5. Una chiacchierata durante la “posa” per il ritratto scultoreo ad opera del M° Giochino Chiesa ci fu davvero, il 10 Ottobre 2010.                                                              

Grazie a Giuseppina Prioglio per il suo instancabile servizio e per aver condiviso, prima di iniziare il suo viaggio nell’aldilà, i ricordi di una vita.

Il 10 ottobre 2010 Pina è ritratta nella Gipsoteca di Santa Vittoria d’Alba. Ha 91 anni. Ha attraversato il Novecento e conosce tutto di Santa Vittoria d’Alba. Questa è la storia del momento in cui l’artista fece il ritratto in una lunga conversazione che coinvolse l’intero paese.
PAROLE CHIAVE
LUOGO DELLA STORIA

DATA E LUOGO DEL RILEVAMENTO

R054, 10 ottobre 2010, Santa Vittoria d’Alba

Roero Coast to Coast

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