fbpx

A volte ritornano 3 – alla filanda

La filanda di Monteu Roero
La filanda di Monteu Roero

Immagini della filanda di Monteu Roero. e dei testimoni di quest’avventura di bachi a Monteu Roero.

La filanda di Monteu Roero

A volte ritornano 3 – alla filanda

A mezzanotte la prima falena ad uscire è Nano. Poi compare anche Nicolino.

Nessuno se lo aspettava… i due riescono rapidamente a trovare la filanda! Dopo l’incantesimo di Gelso Filosofo Nano e Nicolino hanno il super udito. Mentre fanno colazione al bar sentono gli umani parlare tra loro. Uno è Giuseppe Bertello, detto Beppe d’ San Martìn, l’altro è Bernardino Bordone e la donna è Lidia. La filanda si trova proprio nel cortile della casa di Beppe, nella Borgata San Vincenzo n. 18 a Monteu Roero. Che fortuna! Però c’è un problema… né Nicolino né Nano hanno mai visto una filanda, come faranno a riconoscerla? Niente panico. I due bachi hanno ricevuto da Gelso Filosofo anche la capacità di leggere, perciò tornano velocissimi a scuola, in biblioteca, e trovano un tesoro: le storie della filanda… e così, con tutto quel sapere concentrato nelle loro piccole menti di falene anche le chiacchiere del bar tornano utili.

Non ci mettono molto a capire che per compiere la ricerca devono andare a vedere di persona. Volano fino a casa di Beppe d’ San Martìn poi esplorano anche, al numero civico 10, la casa della filanda e il crutin. Hanno tanto da raccontare a Gelso Filosofo che li aspetta debolissimo a scuola. Non c’è tempo da perdere: fuma ch’anduma.

Arrivato ai piedi di Gelso Nano racconta le notizie più importanti, mentre Nicolino si rotola nella polvere del gesso e fa un disegno alla lavagna, volando come un supereroe.

La filanda è un posto: oggi è usata come ripostiglio ma un tempo era una fabbrichetta. È una costruzione alta, tutti in mattoni, con grandi finestre che oggi sono murate. Sulla facciata, che dà sull’ampio cortile, ci sono un portone e un arco che servivano come ingresso per le giovani donne che andavano a lavorare nelle filatura. Le donne si chiamavano filandere. Una di loro era la nonna di Beppe, che nel 1914, con il marito, comprò una casa che si affacciava su quel cortile. Sul muro della parte posteriore della casa si legge ancora la scritta con il nome del costruttore e la data di costruzione: FASSINO G. di Montà, 1883. La costruzione è più antica, questa data si riferisce solo all’intonacatura della casa stessa. Quindi i bachi e i gelsi sono molto più antichi.

Nano disegna le fasi della filatura, operazione molto complessa che i bachi conoscono bene, essendone i principali protagonisti. La filatura nella filanda, spiega Nicolino, era tanta roba… si faceva tutto veloce con l’aiuto delle filandere. Le donne facevano un lavoro molto faticoso e malsano, respiravano vapori delle vasche e immergevano le mani in acqua caldissima, a 80°. I salari erano molto bassi pur con turni di 12 ore e più. Noi bachi abbiamo sempre fatto bene la nostra parte, siamo animaletti piccoli eppure siamo capaci di secernere un filo bello e pregiato.

Alla filanda di Monteu Roero arrivavano bozzoli da tutto il circondario: ogni contadino e ogni mezzadro aveva in casa una stanza in cui allevava noi bachi da seta, per integrare un po’ il bilancio familiare. Eravamo spesso una fonte di reddito non indifferente: molti contadini erano riusciti a comperare pezzi di terra grazie ai proventi della bachicoltura. Quello delle filande è un mondo perduto, praticamente scomparso, ma ci sono ancora modi di dire legati alla bachicoltura. Avere in mano una fortuna si riferisce alle minuscole uova di bachi, che stavano tutte in una mano ma che bisognava accudire e tenere al caldo (nella stalla o anche in seno alle donne!) per farle schiudere.

Nano ha ultimato il suo disegno in tempo quando le forze svaniscono e la falena finisce il suo tempo.

Riprende Nicolino: abbiamo fatto un giro lì intorno e abbiamo scoperto che una volta accanto alla fabbrica c’era una tampa, uno stagno che raccoglieva l’acqua piovana dai tetti e dava l’acqua alla fabbrica. Anche la voce di Nicolino diventa sempre più debole, anche la sua vita di falena sta per terminare mentre Gelso Filosofo, ormai quasi assente, molle e ripiegato, ascolta ma non ha le forze per rispondere.

Succede qualcosa di magico quella notte.

Gelso Filosofo ha donato le sue forze, Nino e Nicolino hanno vissuto da falene coraggiose.

Al mattino i bambini tornano a scuola e trovano una sorpresa: nel giardino davanti alla loro classe sono spuntati tantissimi germogli ai piedi del grande albero. Sono tante giovani pianta di gelso, lucide e belle, piene di salute, con due piccolissime falene nascoste nella terra baciate da un raggio di sole. Anche in classe c’è una sorpresa: tutti i vasetti in cui avevano piantato i semi di gelso sono germogliati, sembra quasi che tutti i semi di gelso si siano messi d’accordo tra loro.


  

Si ringraziano i testimoni che hanno fornito le informazioni su cui è basata questa fiaba inventata. Grazie a Giuseppe Bertello, Bernardino Bordone e l’insegnante Wilma Berbotto.

Terza puntata della favola dei bachi da seta di Monteu Roero. I protagonisti volano alla ricerca dei luoghi della bachicoltura e scoprono la filanda, la tampa, la filatura e il lavoro delle filandere.
PAROLE CHIAVE
LUOGO DELLA STORIA

DATA E LUOGO DEL RILEVAMENTO

R076, novembre 2021

Roero Coast to Coast

per partecipare

segnala una storia

invia una mail alla Redazione